
La vicenda dadaista
Il movimento Dada nasce ufficialmente nel febbraio del 1916 a Zurigo, nelle sale del Cabaret Voltaire, con la caratteristica di non avere alcun programma prestabilito se non quello di opporsi a tutto campo alla cultura che si era resa responsabile della guerra. Dada dichiara polemicamente la propria adesione alla "legge del caso", riconoscendo in essa anche l'unico fattore in grado di guidare le diverse forme di espressione artistica: si ribella in blocco all'arte che l'ha preceduta, ne rifiuta tecniche, linguaggi e contenuti, asserendo la propria indipendenza formale e la volontà di dare vita a una nuova concezione del fare artistico. La carte, il cartone, la colla, il gesso, la juta e altri materiali effimeri e di recupero diventano i nuovi mezzi d'espressione, mentre la tradizionale pittura su tela, la scultura in marmo, bronzo o legno vengono sostituite da oggetti direttamente prelevati dalla realtà. Come le altre avanguardie, anche Dada affida la trasmissione e la divulgazione della propria posizione teorica ai manifesti, tra questi ricordiamo quello del 1918 del poeta rumeno Tistan Tzara nel quale si specifica che lo stesso nome "Dada" è dettato dal caso, è una parola che non significa nulla.


Marcel Duchamp, sperimentatore di linguaggi
Marcel Duchamp si forma a Parigi nel primo decennio del secolo e, già intorno al 1913, aveva iniziato a provare insofferenza per l'ambiente parigino, immerso nelle diatribe tra sostenitori del Cubismo e del Fauvismo. Aveva così deciso di lanciare la sua polemica "antiartistica" con la creazione di "Ruota di bicicletta", un assemblaggio di due oggetti comini. L'anno seguente aveva rinnovato la provocazione presentando come opera d'arte un semplice "Scolabottiglie".
Al suo arrivo in America Duchamp compie un'altra operazione di prelievo dalla realtà: " A New York nel 1915 comprai in un negozio di ferramenta una pala per spalare la neve sulla quale scrissi In previsione di un braccio rotto. Circa in quell'epoca mi venne in mente la parola
ready-made per definire questo genere di lavori".
Nel 1917 Duchamp è tra i membri della commissione incaricata di selezionare le opere per una mostra promossa dalla Società degli artisti indipendenti di New York. Tra i lavori esposti figura un orinatoio prodotto in serie, capovolto e accompagnato dal titolo "Fontana", ad opera di R.Mutt. L'opera viene rifiutata nonostante l'accorata difesa di Duchamp che afferma: "Egli ha preso un articolo usuale della vita e lo ha collocato in modo tale che il suo significato utilitario è scomparso sotto il nuovo titolo e punto di vista e ha creato un nuovo modo di pensare questo oggetto". Con queste parole Duchamp-che aveva celato la propria identità sotto lo pseudonimo di Mutt- riassume i punti della filosofia di cui si fanno portatori i ready-made.










Scrive Duchamp: " Ho preso un articolo comune della vita di tutti i giorni, l'ho sistemato in modo che il suo significato scomparisse con il titolo nuovo e il nuovo punto di vista, ho creato un nuovo pensiero per questo oggetto". E' evidente il rifiuto di una idea dell'arte legata alla manualità e alle capacità tecniche e artigianali, 'affermazione del primato del processo ideativo su quello esecutivo e dunque dell'opera come operazione intellettuale. Viene meno il presupposto dell'unicità, l'effetto di spiazzamento provocato da un utensile privato del suo normale valore d'uso e ricondotto dal titolo a un significato nuovo e imprevisto, trasforma un banale oggetto in un'opera d'arte.
La scelta dell'oggetto non è estetica , non è improntata su alcun giudizio, è semplicemente un mezzo per invitare il pubblico a riflettere su quanto siano convenzionali i rapporti che si instaurano con gli oggetti di tutti i giorni. L'artista si propone di creare un nuovo pensiero, un nuovo modo di vedere e pensare quegli oggetti.

Canzone tratta dal sesto album di Caparezza "MUSEICA", album dedicato alla musica. Nel brano intitoloto "Comunque Dada" si parla del rifiuto della violenza e dela guerra da parte dei dadaisti che, piuttosto, preferiscono ritrovarsi al Cabaret Voltaire per dissacrare l'arte
